NONSTOP sulla moto da trial e il perché del suo declino

Le INCESSANTE Il Regolamento del Bici da trial Sin dalle origini del trial, anche se oggi sta generando grandi polemiche, poiché l’evoluzione tecnica della guida e la capacità delle moto hanno reso evidente l’incompatibilità con questo regolamento per motivi che andremo a spiegare di seguito.

Per capire il NONSTOP nella moto da trial, bisogna risalire alla filosofia sportiva del trial in tempi come gli anni Sessanta, Settanta e anche l’inizio degli anni Ottanta.

Il tipo di gare e le zone che erano segnate in quel momento non richiedevano al corridore di fermarsi; Stiamo parlando di tratti relativamente lunghi dove prevalevano abilità ed equilibrio, ma non erano progettati in modo che il pilota dovesse stare costantemente davanti agli ostacoli, o affrontarli nella maggior parte dei casi da fermo.

SENZA SOSTA NELLA SPERIMENTAZIONE

Negli anni Ottanta e Novanta, quando Jordi Tarrés ha rivoluzionato il trial, seguito da grandi piloti dell’epoca, come Amós Bilbao, Dougie Lampkin, Marc Colomer e molti altri, possiamo vedere come questi piloti abbiano cambiato radicalmente la guida delle moto da trial.

Questo coincide cronologicamente con l’evoluzione delle moto da trial a livello ciclistico , con moto già dotate di smorzamenti più evoluti, con monoammortizzatori, cicli più leggeri e motori che iniziavano ad essere dotati di frizioni meccaniche, che permettevano di accendere il motore ai giri di fronte a un ostacolo.

Tutto quanto sopra incoraggia le aree a cambiare ed evolversi. I piloti iniziano a fermarsi all’interno della zona, a trovare l’equilibrio, a posizionarsi e a fare grossi ostacoli da fermo.

Possiamo dire che in questi anni abbiamo l’età d’oro del trial, per via della copertura e dell’arrivo del nostro sport al grande pubblico.

MOTO DA TRIAL E NONSTOP

Attualmente, sotto la guida di Michaud, le regole che prevalgono nei processi sono il NONSTOP. Questo formato di competizione penalizza il pilota con il punteggio più alto, un fiasco o cinque punti, nel momento in cui si ferma all’interno della zona, indipendentemente dal fatto che abbia superato in modo soddisfacente i cancelli del suo livello. In altre parole, si tratta di un sistema che penalizza solo il pilota che si ferma nella zona.

Il regolamento NONSTOP è qualcosa a cui la stragrande maggioranza dei trialisti è contraria e lo ha dichiarato apertamente. Perché NONSTOP fallisce in Trial?

NONSTOP FALLISCE NEL PROCESSO

Le opinioni sul declino e sul fallimento del non-stop nelle prove sono un’opinione molto personale, ma nel paddock questa visione è generalizzata.

Il primo motivo dell’insuccesso del NONSTOP in prova è che non esiste uno strumento in grado di misurare lo stop del pilota in zona, quindi il criterio è sempre alla mercé del giudice.

Quando è un fiasco? Soste di mezzo secondo, un secondo o un quarto di secondo? Alla fine, a seconda della zona e della sua difficoltà, nella stessa gara si può notare che ci sono criteri costantemente diversi tra i giudici.

Logicamente, quando il primo pilota entra nella zona, che di solito sono quelli che occupano una posizione più bassa in classifica, il giudice stesso non sa come affronterà quella zona, né la sua traiettoria, né la sua reale difficoltà. Questo genera una conseguenza ovvia, e cioè che un giudice è sempre più esigente con i primi piloti, che con gli ultimi, dove capisce già dove può essere più permissivo.

Il NONSTOP E’ un problema anche per il pubblico che viene ad assistere alle gare di trial, poiché capisce che il trial è una disciplina dove l’obiettivo è quello di superare gli ostacoli proposti in modo pulito, ma dal nastro non si capisce che un cavaliere aggiunge la massima penalità una volta che l’area è stata perfettamente superata. ma che si è fermato per mezzo secondo su un posizionamento.

Una delle soluzioni logiche per dare il dinamismo desiderato a questo sport all’interno della zona è semplice come determinare un tempo massimo per completare la zona. Lì è il pilota che gestisce il suo tempo, sapendo che se si sofferma più del necessario in un incontro o in un posizionamento, dovrà accelerare in un altro punto dell’area. Questo tempo massimo esiste già, quindi non si capisce che entrambi i fattori esistono: non ci si può fermare e si ha anche un tempo massimo nella zona.

IL FUTURO DI NONSTOP IN TRIAL

Abbiamo sentito per oltre due anni che è in fase di test Un dispositivo che viene posizionato sulla ruota anteriore della bici da trial, che avvertirebbe il giudice di zona in caso di stop e quindi potrebbe segnare il fiasco con un criterio universale per tutti i piloti. In questo modo non ci sarebbero due pesi e due misure o la soggettività del giudice stesso, ma questa macchina è già stata testata e il risultato non è soddisfacente secondo i piloti.

È davvero necessario complicare così tanto le cose? Come dicevamo prima, limitare il tempo nella zona di guida significherebbe già stampare il dinamismo atteso. Al giorno d’oggi il giudice di zona, con la soggettività di cui parlavamo, è colui che finisce per condizionare il risultato di una competizione. E se abbiamo quindici zone, abbiamo quindici criteri diversi. Qui a perdere di più sono i piloti in coda, che di solito sono i primi a partire e non conoscono sia la traiettoria appropriata che il livello di flessibilità nella sosta a discrezione del giudice.

I “top”, che arrivano da dietro, raccolgono informazioni da questi primi piloti, in modo che finiscano per studiare, più che la zona, il comportamento del giudice di zona.

NONSTOP E TRIAL, A CHI INTERESSA?

Ci sono due cose che devono venire prima: lo spettacolo e che il risultato sia giusto. Da Trialworld abbiamo intervistato brand e piloti, senza ancora trovare nessuno che sostenga NONSTOP come regolamentazione efficace. Thierry Michaud, responsabile FIM del Campionato del Mondo Trial, non si arrende e mantiene il suo impegno per il NONSTOP, anche se anni fa aveva chiarito che avrebbe studiato altre formule se questi regolamenti non fossero stati efficaci. Forse dietro ci sono altre pressioni che impediscono al processo di evolvere verso un criterio più logico per i tempi in cui viviamo.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è che, in teoria, il NONSTOP servirebbe ad abbassare il livello delle zone, poiché i club segnerebbero le zone pensando che non ci sia tale orario per il piazzamento. La realtà è che vincono i soliti piloti e i piloti “fanalino di coda” in classifica non sono più vicini ai record di testa.

Toni Bou Montesa Trial 2021

OLTRE IL NONSTOP NELLE PROVE

Infine, per chiudere questa riflessione, dobbiamo chiederci come mai ci si concentri così tanto sul lavoro su regolamenti obsoleti, ma non faciliti la diffusione dei contenuti e le competizioni di prova, che per il fan medio è assolutamente impossibile da seguire con un minimo di qualità.

Finché non ci sarà uno sforzo delle alleanze audiovisive per portare il processo al grande pubblico, cosa che era fondamentale negli anni ’90, continueremo ad avere uno sport di minoranze, con ignoranza e difficile da capire. Questo spiega anche la difficoltà per i piloti di progredire nella loro carriera sportiva e per i grandi sponsor di entrare in questa specialità.

Video di prova moto non-stop

In questo video, registrato nove anni fa, la FIM spiega la filosofia del NONSTOP come regolamento in contrapposizione allo STOP tradizionale.

Di seguito vi lasciamo un secondo video con la realtà di una gara del Campionato del Mondo X-Trial dove viene applicato il NONSTOP e si può notare che regolarmente il pilota fa delle soste nella zona.

VIDEO DEL CAMPIONATO DEL MONDO TRIALGP

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