La prova Openfree, in fase di revisione

David Darnés.Il regolamento che haregolato l’attuale Campionato Spagnolo di Trial e il COTA, chiamato Openfree, pensato per facilitare la progressione di tutti i piloti con proiezione e che ogni pilota stima autonomamente il livello di difficoltà, ha sollevato più detrattori che amici.

Testo di David Quer e David Darnés. Foto di David Darnés / comunicati stampa. 

 

La ricerca di soluzioni alla situazione del Campionato Spagnolo di Trial è stata inevitabile, soprattutto tenendo conto che la popolarità di questo sport è stata inversamente proporzionale ai successi internazionali dei nostri piloti, sapendo che abbiamo anche la migliore cava del mondo e il Trial Nazionale rappresenta una competizione di prestigio internazionale molto riconosciuto. Al punto che molti lo conoscono come “El Mundialito”.  Anche se in un primo momento la FIM stava studiando l’implementazione del “Dynamic Trial”, che è un regolamento sviluppato dal classico “Non Stop”, in Spagna ha lavorato su un’alternativa molto più elaborata che è stata approvata per il Campionato Nazionale Outdoor 2010: The Openfree.

Mentre il “Dynamic Trial” ha lo scopo di eliminare qualsiasi tipo di sosta rider nella zona e abbassare il livello della stessa in modo da favorire l’arrivo di nuovi rider, l’Openfree vuole incentivare l’avvicinamento della cava attraverso modalità più logiche. Ovviamente, i top rider non vogliono sentir parlare di zone di livello inferiore, in quanto ciò significa una maggiore parità tra i principali contendenti alla vittoria e sarebbe molto difficile superare il minimo errore. In un certo senso, dà luogo a una perdita di importanza nella brillantezza tecnica e altri valori, come la concentrazione o la fortuna, avrebbero la precedenza. Inoltre, qualsiasi sistema basato sul “Non Stop” finisce per essere controverso, poiché lasciare alla mercé del giudice di zona la decisione se un pilota debba essere penalizzato per aver fermato l’avanzamento della moto nella zona, sia di mezzo secondo che di cinque, porterebbe a problemi e confronti. Molto meglio, quindi, proporre soluzioni pratiche che, oltre ad essere misurabili e praticabili a livello logistico, riescano a dare l’impulso atteso alla sperimentazione nazionale.

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