Intervista a Sandra Gomez

Sandra Gómez Cantero (23/01/1993) è una coraggiosa pilota di grande proiezione che cerca di ritagliarsi una nicchia all’interno di una specialità selezionata dove il successo è appannaggio privato di pochi. Tuttavia, la forza di una famiglia che ha la prova nel sangue e il grande lavoro svolto dalla pluricampionessa del mondo Laia Sanz, sono il miglior motore per la motivazione di questa grande promessa.

Testo: David Quer.

  • · Trialworld: Ciao Sandra, prima di tutto dobbiamo congratularci con te, perché hai già due titoli mondiali a squadre e hai anche avuto una grande stagione.

Sandra Gomez: “La verità è che sono molto contento di come sono andate le cose per me ultimamente, soprattutto per la velocità con cui impari quando sei in una competizione di alto livello. Ho avuto la fortuna di coincidere con Laia nei campionati del mondo a squadre, quindi oltre a condividere grandi esperienze, è anche più facile progredire e acquisire fiducia”.

  • · TW: L’impresa di Laia è barbara. Pensi che coincidere storicamente con essa sia un vantaggio o una maledizione difficile da superare in gara?

SG: “E’ sicuramente una fortuna. Nessuno è arrivato così lontano come lei, e per questo motivo è stata costretta a tracciare un sentiero, con tutto ciò che questo comporta. Per me è un riferimento, e questo è un bene, ma è anche chiaro per me che devo guardarmi in faccia e lavorare sodo per cercare di realizzare il mio vero sogno di essere un giorno Campione del Mondo”.

  • · TW: Quindi, possiamo interpretare Trial come ufficialmente la tua professione?

SG: “La prova è la mia vita. È tutto, e ovviamente la mia professione. Oggi sono costretto a rispondere anche negli studi, ma ho ben chiari i miei obiettivi, e il Trial è tutto ciò di cui ho bisogno per essere felice di lavorare.”

  • · TW: Come pensi che le capacità fisiche di una ragazza si inseriscano nel contesto di questa specialità?

SG: “E’ chiaro che i ragazzi hanno più forza, ma se guardi da vicino, la corporatura di tutti i piloti davanti è molto diversa. Non c’è nemmeno uno schema dominante, che dica chi è bravo e chi no, quindi in linea di principio non penso che siamo in svantaggio. E’ chiaro che tutti dobbiamo lavorare sulla flessibilità, sulla forza e sulla resistenza, sfruttando sempre al meglio le nostre qualità”.

  • · TW: Come pianifichi questi allenamenti?

SG: “Faccio un po’ di tutto. Ovviamente mi alleno in bici tutti i pomeriggi che posso durante la settimana, quindi almeno tre, e la durata dipende dalle ore di luce della giornata. Poi lo integro con altri hobby, come lo sci, l’arrampicata, la mountain bike e il nuoto. Mi avvalgo dell’aiuto di un ottimo preparatore fisico, che è lo stesso di mio fratello Alfredo, Mario Román e Lorenzo Santolino”.

  • · TW: Abbiamo già detto che state avendo grandi risultati a livello nazionale e internazionale. Questo ti ha fatto guadagnare il rispetto di tutti i tuoi rivali o il contrario?

SG: “In generale le cose stanno andando bene, ci sono sempre casi specifici che è meglio non tenere in considerazione, ma la verità è che ancora una volta Laia è stata fondamentale a questo punto. Li ha abituati a una ragazza non solo a gareggiare, ma anche a batterli, e questo rende le cose molto più facili per me. Ho girato i paddock per molti anni, sia come spettatore che come pilota, quindi per i miei meriti mi sono guadagnato il rispetto che ogni pilota merita”.

  • · TW: Sappiamo anche che ti piace l’Enduro…

SG: “Sì, lo adoro anch’io. La verità è che mi aiuta con i miei allenamenti e mi diverto anche molto. È molto divertente e l’atmosfera delle corse è molto sana. Se tutto va bene, quest’anno correrò i mondiali femminili, dove spero di divertirmi e fare bene”.

  • · TW: Guideresti una Dakar?

SG: “Certo! Deve essere un’esperienza assolutamente incredibile, il massimo esponente all’interno della moto da cross, ma ovviamente ci vuole molto allenamento e opportunità”.

  • · TW: Un’altra trialist, Carla Calderer, si è mossa verso la velocità. Piace anche a voi?

SG: “Beh, la verità è che ho provato solo il Supermotar, che adoro, ma la velocità è un vicolo cieco. Non si sa mai, te lo dirò quando lo proverò…”

  • · TW: Incoraggeresti altre ragazze a fare Trial?

SG: “Certo! Non ho dubbi che sia la migliore scuola del mondo, da lì potrai tentare la fortuna in qualsiasi specialità e sicuramente riuscirai a fare bene. Inoltre, non è troppo pericoloso ed è conveniente rispetto ad altre discipline”.

  • · TW: Cosa ti piace di più di Trial?

SG: “Il miglioramento costante di se stessi, del dinamismo e delle persone che lo circondano. Ma soprattutto il contatto con la natura”.

  • · TW: E il minimo?

SG: “Gli infortuni… e i fiaschi!”

  • · TW: Parlami di un atleta che ammiri.

S: “Amos Bilbao e Dougie Lampkin.”

  • · TW: Avete vinto entrambi la Scottish Edition, avreste il coraggio di correre la Six Days?

SG: “Adoro correre in acqua e le gare di lunga distanza, che sono due ingredienti di quella gara, ed è anche la gara più importante nella storia del Trial. La risposta, quindi, è chiara. Non vedo l’ora di farlo e spero di farlo non troppo tardi!”

  • · TW: C’è qualche paese che ti ha spinto a fare Trial nel corso degli anni?

SG: “Il paradiso è Cercedilla, senza dubbio. Ma se dovessi scegliere altri posti, sceglierei le Alpi italiane e Andorra, per la natura spettacolare
che esiste”.

  • · TW: Immagino che tutta questa traiettoria meriti qualche ringraziamento, giusto?

SG: “Assolutamente. Naturalmente alla RFME e a Oximoto, che hanno riposto la loro massima fiducia in me. Anche a Gas Gas, il mio marchio di sempre e alla mia famiglia, senza la quale non sarei mai quello che sono e non vivrei questo incredibile sport con tanta passione. Infine, grazie anche a tutti i miei amici e sostenitori, che sono sempre lì per aiutarmi quando ne ho più bisogno”.

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