Un pilota di prova in Afghanistan: Sergio Pérez.

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Proprio Mancano 23 giorni al suo arrivo a León, Ho passato questi mesi in Afghanistan e anche se sembra ieri quando c’è per il mese di marzo sono venuto in queste brutte terre, è passato un sacco di tempo, tante esperienze, alcune brutte e meno buone, qui lontano da casa tutto si ingigantisce di più, Non avrei mai pensato che alcune cose potessero mancare così tanto che ci passano davanti senza che ce ne accorgiamo.

Ve lo posso assicurare e lo sapete già che uno di questi è la prova, non c’era elevazione, costola di sabbia… Non ho pensato a come guidarla in moto, i miei compagni di squadra lo possono confermare.Il processo mi ha aiutato a staccare la spina, anche a iniziare una conversazione con un afgano. che ho visto in sella a motociclette, moto tutte provenienti dalla Cina, con una marca sconosciuta, motociclette del Pamir (montagna in Darí) che resistono molto, senza manutenzione, benzina cattiva, e polvere e ancora polvere, degne di studio.

Queste persone si muovono con loro, senza strade su strade ghiaiose e polverose, con loro quelli che possono, il resto sui loro asinelli, un paese da conoscere.

Come mi ha detto Laia Sanz in conversazione con lei, “Sarebbe bello fare una Dakar qui”, beh, sì, e chissà se il nostro lavoro qui ha aiutato questo paese a evolversi e fermare le guerre tribali, tutte causate dalla religione, di cui dubito, il futuro dell’Afghanistan è molto nero, ma mi piace pensare che almeno il futuro dell’Afghanistan sarà un ottimo modo per realizzarlo. Le persone con cui ho avuto a che fare qui, e a cui mi sono affezionato in parte, avranno un futuro migliore E un giorno, chissà, me ne andrò  fianco a fianco nella provincia di Bhagdis dove sono stato, una carovana di motociclette della Dakar.

A presto in sella alla nostra bici.

Sergio Pérez dall’Afghanistan (link al suo sito web)

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